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Lui & Lei

Miranda cap. 1


di Discobolo
18.02.2023    |    1.378    |    1 9.0
"Presi tra le mani le sue prosperose tette..."
Miranda
Avevo letto molte volte di incontri casuali su network, soprattutto su facebook, che consente anche un contatto riservato, che si erano trasformati in vere e proprie amicizie e, tra queste, quando si tratta di persone di sesso diverso, alcune avevano avuto sviluppi sentimentali o semplicemente erotici.
Francamente non ci credevo. Pensavo si trattasse di semplici fantasie, magari di autosuggestioni, che inducevano persone, generalmente sfigate, ad inventarsi grandi avventure per non ammettere, neppure a se stessi, che non riuscivano a battere chiodo nella loro vita sessuale.
Poiché sono un tipo giocherellone, anch’io, qualche volta, ci avevo provato, ma non per ottenere risultati concreti, in quanto la mia vita reale è abbastanza soddisfacente, da questo punto di vista, ma solo per semplice passatempo, per saggiare la situazione generale della gente, per la curiosità sul comportamento delle donne in questo delicato e difficile campo.
Posso dirvi di avere scoperto cose bruttissime e cose bellissime: apparenze di alto livello spirituale trasformatesi in penose richieste di aiuto finanziario (chiaramente prostituzione camuffata), froci spacciantesi per donne nella speranza di irretire un uomo fino al punto di farsi inculare, anche dopo avere dichiarato la propria vera identità; stronzi, o semplici bontemponi, che si spacciavano per donne al solo scopo di prendere in giro i cercatori di scopamiche, ed altre analoghe brutture; ma anche persone veramente adorabili, desiderose di trovare veri amici, o compagni di vita, o soltanto persone con cui conversare, sfogare i propri crucci, confidare i piccoli o i grandi problemi che le affliggono; o magari persone simpatiche e sincere che desiderano seguirti sulla strada di un allegro divertimento virtuale, chiacchierando di cose erotiche, piacevoli, simpatiche; magari fantasticando su ipotesi di incontri veri, concretantisi in focosi rapporti sessuali che, magari a seguito di descrizioni ben fatte, si trasformano in vere e proprie scopate virtuali.
Posso, comunque, dirvi che si possono verificare eventi migliori.
Conosciuta via facebook e poi skype una coppia (prima il solo marito, poi ambedue), ne è nato un assiduo scambio di fantasie erotiche, in parte vissute visivamente tramite skype, con reciproco eccitamento sensuale, spesso sfociato in risultati erotici concreti, anche se realizzati in autonomia (capisci a mme, dicono i napoletani).
Ma quando è stato possibile che gli incontri virtuali potessero trasformarsi in un autentico incontro personale, quelle fantasie si sono trasformate in attività erotiche reali, molto soddisfacenti, molto bene vissute, tali da lasciare il desiderio, quando realizzato e quando no, di ulteriori incontri, magari con la partecipazione di altri amici o addirittura di altri familiari.
Bene, vi voglio adesso raccontare l’ultimo bellissimo episodio accadutomi.
Adesso non ricordo bene come è avvenuto il primo contatto. Probabilmente è stata una lei, una bella signora, a contattarmi dicendomi di essere stata favorevolmente interessata da i miei interventi su facebook, cosa che avviene spesso, anche da parte di chi ha le più innocenti intenzioni.
Questa signora, però, aveva una particolare caratteristica, che potrebbe definirsi anche “esibizionismo”: ella pubblicava continuamente sue fotografie dalle quali si desumevano le sue bellissime forme fisiche, la sua dolcissima espressione, il suo sguardo sincero ed al tempo stesso intrigante. In breve, una persona che da una parte ti metteva in soggezione, impedendoti di fare avances volgari o solamente spinte, ma dall’altra parte ti attizzava, ti stimolava pensieri lubrici, ti avvolgeva di desiderio, della voglia di farci l’amore.
Non posso qui farne il vero nome, giacché trattasi di una seria e stimatissima persona, regolarmente coniugata e con figli, la cui discrezione devo dunque salvaguardare ad ogni costo. Ma, per una certa assonanza col nome vero, la chiamerò Miranda.
I nostri primi discorsi sono stati molto discreti e generici, toccando argomenti di cultura generale, con qualche spunto di attualità politica, di filosofia spicciola, di semplici problematiche quotidiane, familiari e personali.
Però a me piaceva, e volevo saggiare la possibilità di dirottare le nostre conversazioni su tematiche più elettrizzanti. La mia lunga esperienza di vita mi guidava, per cui la presi alla larga, in maniera delicata e progressiva, cominciando a farle tanti complimento (oltretutto facilmente sinceri) sulla bellezza e sulla eroticità delle sue forme fisiche, del suo sguardo, in breve di tutto quello che si poteva dedurre dalle foto: un viso sereno e direi anche materno, illuminato però da un sorriso intrigante che lasciava intuire una grande apertura mentale; un seno prosperoso ed ammirevole, malgrado la non più giovanissima età; un corpo con tutte le curve al posto giusto; una stazza ideale per i miei gusti, che ha sempre preferito Giunone a Venere; una voglia di sesso che (sarà stata solo la mia impressione!) sprizzava da tutti i suoi pori.
La presi, dicevo, alla lontana, complimentandomi sulla sua persona e sugli argomenti che ella esprimeva nei suoi interventi, sulle immagini floreali di cui abbondavano i suoi post e che io cercavo di valorizzare nella loro possibile valenza erotica.
Dopo qualche tempo, la conversazione passò sulla chat di facebook: discreta e riservata, essa permetteva di usare termini più espliciti, qualche parola e qualche frase più osé, anche se sempre nella salvaguardia delle forme educate e rispettose.
Piano piano, però, i nostri argomenti presero una piega più esplicita. Approfittando dell’immagine del bocciolo di una rosa rossa che lei aveva postato, la interpretai come il simbolo del rosso bocciolo che lei teneva tra le gambe, manifestando il desiderio di poterlo baciare, di poterlo tenere tra le labbra, di poterne gustare, oltre che il profumo, anche il sapore.
Quel discorso trovò favorevole accoglimento da parte di Miranda, per cui, sempre mantenendo un linguaggio per quanto possibile educato, cominciai con l’insistere su tutti i desideri che la sua persona mi ispirava, sulle carezze che avrei voluto farle, sui baci che avrei voluto distribuire su tutta la sua persona, e…. miracolo! Lei cominciò a rispondere alle mie sollecitazioni. Mi comunicò chiaramente che le mie parole la eccitavano, che, casualmente sdraiata sul letto per il suo consueto riposo pomeridiano, non aveva saputo resistere all’impulso di accarezzarsi tra le gambe; mi stimolava a continuare la mia descrizione, l’espressione dei miei desideri, delle cose che immaginavo di starle facendo in quel momento, e lei si eccitava, si eccitava sempre di più.
Anch’io, sinceramente, mi ero eccitato dannatamente. Pur dovendo digitare sulla tastiera, riuscivo ad allontanare spesso una mano a sbottonarmi la cinta, ad abbassare la cerniera dei mie pantaloni, a tirare fuori il mio Sansone, già eretto in un parossismo di voglia, pronto ad un eventuale incontro con la sua rosa matura, dalla quale avrebbe tratto, ed alla quale avrebbe procurato, grandissimo piacere: l’apice della goduria, un orgasmo travolgente e prolungato.
Oh, la mia Miranda: quanto è stata brava con i suoi monosillabi che, tra una carezza e l’altra alle sue dolcissime grandi labbra, riusciva a digitare. In quell’amplesso fantasioso e fantastico, le baciai il bocciolo rosso, lo risucchiai tra le mie labbra, spremendone il meraviglioso nettare che ne veniva fuori, e tutto questo lo scrivevo, lo dicevo, e lei ascoltava, e sentiva, e provava le sensazioni che io stesso provavo e che stavo descrivendo: stavamo effettivamente scopando, anche se a distanza, ed alla fine fummo contemporaneamente travolti da un grandissimo orgasmo, che ci svuotò di ogni energia, lasciandoci illanguiditi, sdraiati a riposare idealmente l’uno a fianco dell’altra, a goderci il risultato di quella meravigliosa scopata.
Non abitiamo vicini: ci separano circa 300 km, ma per ragioni familiari mi capita ogni tanto di andare in Sicilia, dove ella vive, e di percorrere la strada che tocca la sua città.
Le chiesi se avesse avuto piacere ad incontrarmi « anche solo per prendere un caffè insieme ». Mi rispose che ne sarebbe stata contenta, ma non si spinse oltre a questa generica considerazione.
Dopo qualche tempo, durante il quale saltuariamente si verificavano altri incontri fantastici, ma solo virtuali, le dissi che la settimana successiva sarei andato in Sicilia.
Le chiesi di poterci incontrare. Dapprima accampò un sacco di scuse per dire che non era possibile. Ma io insistei, insistei parecchio, sottoponendo alla sua considerazione la gioia e la bellezza di quanto avrebbe potuto rappresentare un incontro dal vivo.
Alla fine la convinsi.
Io sarei partito il martedì mattina, presto. Sarei arrivato da lei verso le 10.
Ci siamo dati appuntamento al cancello dei giardini pubblici. Io in quella città avevo vissuto, anni prima, e conoscevo anche delle soluzioni comode di tipo alberghiero, per cui, dopo aver preso un caffè freddo con panna in un bar dei paraggi, lei, con molta titubanza e solo dietro mie insistenti pressioni, mi seguì in un piccolo albergo che io conoscevo lì nei pressi.
Certamente l’uomo della reception non poteva ricordarsi di me, ed io presentai la signora come la mia compagna che, non essendo prevista la fermata in quella città, non si era preoccupata di portare con sé un documento di identità, ma che io ne rispondevo; diedi, di lei, nome, cognome e domicilio falsi, ovviamente, e prendemmo la chiave della camera numero 9.
Non avevamo molto tempo a disposizione, perché lei doveva tornare a casa in tempo per il pranzo, avendo detto che andava in spiaggia. Appena dentro, ci spogliammo in un battibaleno. Mi fermai un momento ad ammirarne le meravigliose forme giunoniche.
“Quanto sei bona”, le dissi, abbracciandola e baciandola appassionatamente.
I nostri corpi aderivano l’uno all’altro. Sansone si era svegliato subito e adesso premeva sul suo basso ventre, sperando di raggiungere l’accesso al tunnel del paradiso.
Ma io volevo stimolare ancora il suo desiderio. Presi tra le mani le sue prosperose tette. Io non sono esperto di misure, penso possano anche essere quarta o quinta misura, ma certamente erano bellissime, sode ed abbondanti: non riuscivo a chiuderle dentro le mie mani, pur grandi, Feci in modo che i suoi lunghi capezzoli (ah, che dolci fragoloni scuri!) finissero tra le mie dita, e li stritolai con delicatezza, strappandole mugolii di piacere, reazioni inconsulte di dondolii e di strusciamenti addosso al mio corpo; la sua fica lacrimava copioso liquido che andava ad irrorare la mia coscia che avevo inserito tra le sue.
Bella, bellissima, in quel momento sentivo solo amore, amore e desiderio.
La distesi dolcemente sul letto, mi piegai su di lei andando a baciare il rosso bocciolo del suo clitoride: un bacio appassionato, con la mia lingua che danzava tra il turgido bottoncino e la valle saporita della sue grandi labbra. Una fica meravigliosa: rosso fuoco, dolce miele, profumo delizioso di rosa. Sarebbero bastate queste tre caratteristiche a farmi sgorgare copiosi getti di sperma, a farmi godere violentemente e profondamente lo svuotamento dei coglioni sul suo corpo giunonico.
Ma seppi trattenermi. D’altra parte non sono più un giovinotto incontinente.
Risalii con la bocca, con la lingua, lungo il suo corpo, lambendole e accarezzandole tutto il ventre e procurandole scosse e brividi di piacere che lei non riusciva a bloccare, a nascondere. Mi soffermai con la lingua sul suo ombelico per diversi secondi, forse qualche minuto, finché non poté più resistere e trasse la mia testa più su, verso le sue grandi e bellissime mammelle. Presi in bocca i suoi capezzoli: prima uno, poi l’altro, alternandoli dentro la mia bocca, succhiandoli tra la lingua ed il palato, graffiandoli dolcemente ogni tanto tra i miei denti.
E lei fremeva, vibrava, si scuoteva tutta e gemeva di piacere: « Siiiiiii….. quanto sei bravo!........ Quanto mi stai facendo godere!......»
I suoi versi mi eccitavano ancora di più. Sansone si era posizionato in mezzo alle sue cosce vellutate ed accarezzava, con lieve movimento su e giù, le sue grandi labbra, senza forzarne l’apertura. Ormai il mio basso ventre accarezzava il suo, e questo contatto ci deliziava in maniera potentissima.
Risalii con le labbra sul suo collo. Presi in bocca il lobo di un suo orecchio, succhiandolo come avevo fatto per i capezzoli. Il mio respiro accarezzava il suo orecchio ed aumentava le sue sensazioni di intimo solletico, quelle sensazioni che sembra stiano precedendo l’orgasmo vero e proprio.
« Prendimi…. » mi disse ad un tratto, «… non resisto più…. Scopami….chiavami. »
Sansone trovò la strada da solo. Con sua grande delizia si immerse in quel lago caldissimo di piacere, tra quelle labbra che palpitavano ormai di desiderio troppo a lungo trattenuto. Penetrò fino in fondo con tutta la sua mole non indifferente, con tutti i suoi 22 centimetri di lunghezza, con tutta la sua caratteristica forma leggermente ellittica, con tutte quelle virtù che hanno sempre dato, ad ogni donna che mi ha concesso le sue grazie, il massimo di soddisfazione.
Un « aaaaaaaaahhhhhh » prolungato di Miranda accompagnò l’ingresso di Sansone.
Ambedue gli organi avevano trovato il loro degno partner; sentivano la carezza reciproca che donava loro l’immenso piacere del coito, godevano, godevano, di un piacere dolcissimo e prolungato, di una eccitazione che cresceva via via e che, nel giro di pochissimi minuti, divenne la causa di una esplosione caleidoscopica, come il finale dei fuochi artificiali nella festa della Santa Patrona, nei loro ventri, nei loro cervelli, in tutto il loro corpo scoppiò l’irrefrenabile orgasmo che li fece volar via da quella stanza, verso un cielo di luce, verso uno scintillìo di colori, insieme allo scoppio di un coro celestiale di strumenti musicali che eseguivano una maestosa marcia sinfonica: « Goooodoooo!..... Oh come godo….. Che belloooooooo!........ Mai goduto tanto in vita mia! »
« Sì, amore mio. È stato un orgasmo epocale, meraviglioso, mastodontico….. Sei stata una meravigliosa meraviglia….. Dolcissima femmina, dea dell’amore!.......»
La sborrata di lei, anzi, la squirtata, aveva inondato il letto di liquidi ed anche il mio basso ventre nuotava nel suo nettare. Mi abbassai a leccarne quanto più potei recuperarne, Assaporandolo e deglutendolo con immenso piacere.
« Ehi, tu: non essere egoista! Anch’io voglio la mia parte di nettare. Dammi Sansone dentro la bocca: voglio succhiarne tutto quello che c’è rimasto. Voglio pulirlo e lustrarlo con la mia lingua. Voglio sentirne tutto il sapore, come tu hai fatto con me. »
Mi rigirai sopra di lei e, mentre le davo in bocca il Sansone da gustare, io ripresi a lambire il suo bocciolo, asciugandone tutti gli abbondanti succhi che aveva emesso, passando e ripassando sulle piccole labbra e sul clitoride e dandole gli ultimi spasimi di piacere.
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